ESCLUSIVA TUTTOREGGINA, Nevio Orlandi: "Io e la Reggina: grandi soddisfazioni e qualche rammarico"

29.10.2010 11:30 di  Danilo Mancuso   vedi letture
Nevio Orlandi, ex allenatore della Reggina
Nevio Orlandi, ex allenatore della Reggina

Lui è uno dei protagonisti del passato più recente della Reggina. Dalla gioia di una salvezza insperata all’amarezza di una retrocessione forse evitabile, quel passato è fatto di emozioni contrastanti, che si mescolano lasciando comunque qualche rimpianto. Nevio Orlandi ha in ogni caso scritto una pagina della storia della Reggina. Noi l’abbiamo raggiunto ai nostri microfoni per intervistarlo.

Mister Orlandi, la serie cadetta come sempre riserva sorprese: dopo il primo quarto di campionato il Novara è in testa e sembra avere una marcia in più, mentre squadre maggiormente accreditate come il Torino e ancor di più il Sassuolo, stanno palesando grandi difficoltà.

“Sì, d’altronde questo è il valore del campionato, come è successo negli anni passati. Come l’anno scorso il Cesena, quest’anno il Novara credo che siano le sorprese, mentre alcune che erano candidate fin dall’inizio a fare un campionato di vertice attraversano delle difficoltà. Però, siccome è un campionato molto lungo, credo che poi alla fine determinati valori vengano fuori, per quanto riguarda appunto Torino, Sassuolo e qualche altra, e saliranno in serie A quelle che sono più meritevoli nell’arco del campionato”.

La Reggina, invece, è partita a fari spenti e si ritrova al terzo posto. Quali sono i punti di forza degli amaranto?

“Non mi viene facile parlare di Reggina, in linea generale credo che ci sia dietro un buon lavoro e grande impegno da parte di tutto il complesso dei calciatori”.

Lei ha allenato anche la primavera della Reggina. Tra i giovani della Reggina provenienti dal settore giovanile, chi la sta impressionando di più?

“Credo che Viola (Nicolas, ndr) stia facendo quello che aveva lasciato intravedere negli anni passati, sia nel settore giovanile sia quando ha avuto modo di esordire in serie A. Credo che lui sia l’elemento con maggiore qualità”.

Tra i punti fermi della Reggina c’è Daniel Adejo, che lei ha fatto debuttare in serie A. Fino a un paio di stagioni fa veniva impiegato come esterno destro, mentre ora sta trovando la sua consacrazione come terzo centrale di difesa.

“Questo fa parte di un modo di vedere di chi fa calcio. Io resto sempre dell’avviso che per le sue caratteristiche e per le potenzialità fisiche è un calciatore che potrebbe fare un buon lavoro sull’esterno. Però sta dimostrando di mettere attenzione anche in questo nuovo ruolo, che a mio avviso lo limita un pochino”.

A suo avviso, conoscendo gran parte della squadra, la difesa a tre (che diventa a cinque in fase di non possesso) è la disposizione più congeniale alla Reggina, oppure, considerato che in B si può giocare alla pari con tutti, si potrebbe optare per una difesa a quattro, aggiungendo un uomo a centrocampo?

“Io dico che la maggior parte degli allenatori è competente e tanti hanno coscienza di quello che comporta la disposizione a quattro o a tre. Soprattutto chi esce da Coverciano e ha avuto un grande maestro come Franco Ferrari, che ti insegna tecnica e tattica nei corsi. Dunque credo che tutti quanti abbiano avuto possibilità di capire e comprendere determinate disposizioni e il modo di stare in campo. Non entro in merito nell’argomento Reggina, perché non lo vivo da vicino da un anno, e quindi so solo quello che si vede in televisione, che lascia il tempo che trova. Dipende dal lavoro durante la settimana, e questo non lo posso giudicare”

Adesso parliamo un po’ di lei. E’ arrivato alla Reggina nell’89 e, lavorando per tanti anni dietro le quinte, ha dato tanto a questo club. Che ricordi la legano a questa società?

“Sicuramente per tutto quello che è stato fatto durante il passato ho grandi ricordi e grandi soddisfazioni, con alcune amarezze. Però credo che grande merito va dato a chi ha visto a suo tempo in me una persone che poteva legarsi a una società per così tanto tempo, e attraverso il lavoro e la professionalità raggiungere determinati obiettivi. Queste persone furono il direttore Martino, l’avvocato Benedetto e il dottore Lucio Dattola. Mi ricordo ancora l’incontro a distanza di tanti anni, come diceva lei nell’89, e ho portato avanti tanti discorsi, con grande professionalità ma soprattutto con grande affetto verso questo club”.


Da allenatore della prima squadra potremmo dire che ha ricordi agrodolci, dovuti alla splendida salvezza della stagione 2007-2008, mentre quella successiva fu la classica annata storta, culminata con la retrocessione.

“Sì, purtroppo è così. Anche se alla fine avevano creato i presupposti per poterci salvare, mi riferisco all’ultima annata, e dopo le vittorie di Bergamo e di Bologna avevamo una buona percentuale di riuscire nella salvezza. Il rammarico è non aver potuto vivere tutte le gare, perché io sono stato allontanato prima di Natale, quindi non sono stato in panchina per quattro partite, in cui la Reggina ha ottenuto solo un punto. I se e i mai non contano, nel calcio non c’è mai una controprova, però a me personalmente resta questo rammarico”.

Lei comunque rimane contrattualmente legato alla Reggina fino al 2012?

“Sì, io rimango a libro paga della società fino al 30 giugno 2012, ma sono completamente fuori da coinvolgimenti”.


Il suo presente e i suoi progetti per il futuro.

“Attualmente mi sto aggiornando, e lo sto facendo per conto mio, settimanalmente andando a vedere partite di varie categorie: vedo la A, la B e la Lega Pro. Quindi a livello nazionale sto cercando di porre attenzione sui valori che esprimono i vari campionati, sia a livello di singoli che di collettivi. Il futuro è attesa, attendo con fiducia l’evolversi delle situazioni. Il calcio è un ambiente talmente particolare che riserva qualsiasi sorpresa in ogni momento”.