Bedin (pres. Lega B) sul sistema calcio italiano: "Si aumento a ricavi, ma fondamentale controllare i costi. Dobbiamo attirare imprenditoria sana"

30.01.2025 19:00 di  Redazione Tuttoreggina  Twitter:    vedi letture
Bedin (pres. Lega B) sul sistema calcio italiano: "Si aumento a ricavi, ma fondamentale controllare i costi. Dobbiamo attirare imprenditoria sana"
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© foto di Federico Serra

Paolo Bedin, neo presidente della Lega B, ha parlato a Radio serie A e ha analizzato alcuni correttivi per "intercettare" imprenditoria sana pronta ad investire nel calcio:

"Siamo un sistema aperto con promozioni e retrocessioni che deriva da una cultura sportiva europea. È un valore. Il valore del turnover può creare delle criticità in termini di stabilità, ma è un valore che permette il sogno al tifoso, la crescita di una società sportiva, l'approdo in campionati che generano più valore economico. Che va difeso. Certamente va trovato un equilibrio difficile, complesso, perché i club si trovano in una situazione di compromesso tra la competitività sportiva, che porta ad investimenti e costi nell'area tecnica con rose importanti di giocatori e tecnici, e la sostenibilità del conto economico. È un compromesso difficile da trovare. Certamente il ruolo di una Lega, il ruolo di una governance, di dirigenti che guardano magari a un'ottica di medio termine, è quello di cercare di contemplare da un lato la competitività delle squadre e possibilmente l'aumento dei ricavi, con le politiche che si possono intraprendere nei settori che permettono questo (i diritti televisivi, la parte commerciale, lo sponsoring, il merchandising e quant'altro), e alcuni sistemi equilibrati di controllo dei costi, introdotti anni fa, tra cui il salary-cap collettivo, quindi il rapporto tra il valore della produzione e gli emolumenti complessivi; all'epoca riuscimmo anche a introdurre un salary-cap individuale, formato da una parte fissa e una variabile. E poi le liste dei giocatori Over e Under, con l'obiettivo di valorizzazione dei giovani talenti che le liste Under permettevano di avere"

Aggiunge Bedin: "Dobbiamo cercare di responsabilizzare l'atleta in qualche maniera in quello che possiamo definire il "rischio d'impresa", legato alle promozioni e retrocessioni, che determinano un crollo dei ricavi. Mediamente tra Serie A, B, C l'incidenza degli emolumenti, degli stipendi sportivi, degli atleti, da un minimo del 75% addirittura a oltre il 100%. Vuol dire che in taluni casi erodono il 100% dei ricavi dell'azienda. È ovvio che questa situazione non è più sostenibile. Per due motivi: per le proprietà attuali che non riescono a farne fronte e perché non permette di intercettare proprietà sane future. L'appeal del sistema non è in discussione: lo sport, il calcio in particolare, mantiene un appeal straordinario, lo si vede con le presenze allo stadio, con l'audience televisiva, lo si vede con il fatto che, malgrado le difficoltà, è un sistema che continua a richiamare investimenti (tanti proprietari stranieri anche in B). Penso sia un dovere del sistema porsi anche la domanda sul futuro: l'intercettazione di proprietà italiane o straniere che possono investire e prendere il testimone per portare avanti il nostro amato sport, deve basarsi su regole chiare, ma anche su una sostenibilità e sull'equilibrio economico/finanziario, non più procrastinabile".

Sulla politica dei giovani, spinta sopratutto dalla Lega Pro: "Ci sono molte politiche di valorizzazione dei giovani in Serie C e B. Vanno rafforzate. Va seminato il culto del settore giovanile, del vivaio, dello scouting nel senso buono del termine, specie nel territorio di riferimento. È un valore sociale e di comunità. Avere una squadra professionistica di riferimento in ogni provincia, che è in grado di essere da collettare di centinaia di società dilettantistiche che lavorano bene sul settore giovanile, diventa non importante, ma fondamentale".