Addio a Bruno Pizzul: quando tenne a “battesimo” la Nazionale a Reggio Calabria

Quando ero ragazzino, era la seconda voce del calcio internazionale, cioè colui che ai mondiali commentava le partite delle altre nazionali visto che la nostra era appannaggio di Nando Martellini, nonché il racconto del mercoledì sera quando la Rai trasmetteva la Coppa dei Campioni, delle Coppe e la Coppa UEFA.
Dopo il trionfo azzurro in Spagna, fu lui a prendere il timone delle telecronache dell’Italia per ben 5 edizioni del Campionato Mondiale (nonché quattro Europei) dal 1986 al 2002, curiosamente proprio a cavallo tra gli ultimi due successi della Nazionale, cosa che gli impedì di poter pronunciare il mitico “campioni del mondo” pur andandoci molto vicino nel 94, non fosse stato per l’errore di “Roberto” come usava chiamarlo lui sovvertendo ogni tipo di abitudine che voleva i calciatori nominati rigorosamente per cognome.
Friulano di nascita come altri due miti italiani della sua epoca calcistica come Bearzot e Zoff, ci lascia oggi Bruno Pizzul, leggenda del giornalismo sportivo italiano per oltre 35 anni, che nel corso della sua lunghissima carriera ha narrato, con uno stile garbato e personalissimo, tanto da divenire ben presto immediatamente riconoscibile e finanche spesso parodiato al pari dei vari Enrico Ameri o Sandro Ciotti, le gesta del calcio italiano in Europa, nei trionfi ma anche nei momenti drammatici: c’era lui allo stadio Heysel il 29 maggio 1985, costretto a fare una telecronaca surreale di un incontro di calcio subito dopo aver commentato, nel prepartita, la morte di 39 tifosi vittime della furia inglese.
Nella sua carriera non ha mai commentato le partite della Reggina, ma a lui è collegato un episodio a suo modo storico per la città di Reggio, essendo lui al microfono Rai per Italia Portogallo del 26 Aprile 2000, esordio assoluto della Nazionale italiana al Granillo, ed in quella occasione non esitò a tessere le lodi del pubblico reggino descrivendo così “una coreografia davvero straordinaria, raramente ho visto un coinvolgimento così totale da parte di una città e di una terra intera”, lui che ne aveva viste davvero tante.
Addio Bruno, è stato “tutto molto bello”.