Repubblica: "Salary cap e Coppa Italia mini, il piano della Serie A per cambiare il calcio"

10.02.2024 14:30 di  Redazione Tuttoreggina  Twitter:    vedi letture
Repubblica: "Salary cap e Coppa Italia mini, il piano della Serie A per cambiare il calcio"
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© foto di Nicola Ianuale/TuttoSalernitana.com

"Salary cap e Coppa mini, il piano della Serie A per cambiare il calcio", scrive Repubblica che ha consultato il documento formulato dalla Lega serie A in merito alla questione riforme del sistema. Si tratta, spiega il quotidiano romano, di "un documento di 25 pagine diviso in 12 punti: proposte per Figc, Uefa, Fifa e governo". 

Dodici articoli, 45 voci complessive. Il documento con cui la Serie A vuole riformare il calcio italiano unisce di tutto: proposte curiose, idee rivoluzionarie e pensieri folkloristici. Le 25 pagine saranno lunedì sul tavolo dei 20 club: è la base da portare martedì in Federcalcio per iniziare la battaglia con la Figc. Che non riguarderà le big: ieri Juventus, Inter e Milan (rappresentate da Calvo, Scanavino, Marotta e Scaroni, collegato in videoconferenza) hanno incontrato il presidente federale Gravina per manifestargli vicinanza e sostenere la riduzione del campionato a 18 squadre.

La proposta più interessante ha il sapore di un’autocritica. Il campionato da 4,6 miliardi di debiti vuole un salary cap: un tetto alle spese sul modello spagnolo, che impedisca di sostenere stipendi eccessivi in rapporto al fatturato del club. In pratica: prima fai quadrare i conti, poi compri. Con blocco dei tesseramenti — e quindi del mercato — per chi è inadempiente. Poi però l’idea è allargare il numero di extracomunitari (“siamo il sistema con le norme più stringenti”) ad esempio consentendo di ingaggiarne due senza necessariamente sostituirne altri. E ancora: introdurre contratti di 8 anni per i calciatori, non più solo di 5, un po’ come fa la Premier. Visto che i soldi sono un problema, la Serie A vuole poterne spendere meno: propone la riduzione automatica del 30% degli stipendi dei calciatori per chi retrocede e di abolire il “prelievo forzoso” che la Serie B esercita su chi retrocede.

Ma un fronte riguarda anche la Serie C. Nel documento un grafico dimostra come si debbano ridurre i club professionistici italiani: “Solo la Russia ha una terza Serie con un numero di club (59) paragonabile al nostro”, dove sono 60. Insomma, siamo troppi. Come “tagliare”, però? Con criteri più selettivi per l’iscrizione: una selezione naturale. Criteri più stringenti per le iscrizioni la Serie A non è disposta invece ad accettarli per se stessa. Non senza poter dire “no”. Per “una governance federale più equilibrata” chiede di “introdurre una intesa “forte”, per cui le decisioni che riguardano la Serie A possono essere adottate solo con il parere favorevole della Lega, in particolare per le licenze nazionali”.

Continua poi Repubblica: "Tra le riforme interne al calcio italiano, le squadre chiedono anche un sistema di arbitri professionisti e indipendenti dalla Figc. E un taglio drastico alla Coppa Italia. L’idea è fare in modo che alcune partite valgano sia per la coppa che per il campionato, per ridurre il numero di partite stagionali sul modello Nba dell’In-Season Tournament “per non avere un numero eccessivo di partite”. Qualificando per le coppe europee anche la finalista, non solo la vincente.

C’è poi un capitolo dedicato alle proposte da portare in Uefa e alla Fifa. Riforme globali, per cui non basta un voto in Federcalcio. E anche qui l’obiettivo è ridurre il numero di partite. Come? Tagliando gli impegni delle nazionali: accorpare le sessioni di ottobre e novembre e rivedere il sistema di qualificazioni a Mondiali ed Europei sul modello delle Olimpiadi. Sarebbero Mondiali ed Europei stessi a qualificare al torneo successivo. A questo i club vorrebbero aggiungere il Var a chiamata per 1-2 volte a partita per ogni squadra e la trasmissione in diretta dei dialoghi arbitro-Var: magari
sperimentandola in Coppa Italia.

L’ultimo capitolo, il più ampio, è quello delle richieste alla politica. Tutte con annesso impatto — in molti casi pari a zero — sulle casse pubbliche. La Serie A vuole una percentuale sulla raccolta delle scommesse da distribuire tra i campionati in base alle puntate ricevute e da spendere per infrastrutture e giovani. Magari con l’abolizione del divieto di sponsorizzazione. Ma soprattutto chiede il ripristino del decreto Crescita: la detrazione fiscale per gli stranieri costerebbe allo Stato 60 milioni all’anno. Altri 60 li chiede per il prolungamento delle deduzioni per il professionismo femminile. In più il riconoscimento facciale per la sicurezza negli stadi: costo zero per lo Stato, non per la privacy dei cittadini"