REGGINA: IL PASSO DEL GAMBERO E LE CONTRADDIZIONI OSTINATE
Un passo avanti, due indietro: sembra essere questo il cammino intrapreso dalla Reggina dopo due mesi di torneo, che evidentemente non sono bastati per trovare una via maestra e, soprattutto, definitiva per affrontare un percorso il cui arrivo, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, non ammette mete alternative.
Dopo l’approccio “leggero” di Agrigento avevamo chiesto tutt’altro atteggiamento per affrontare la matricola terribile Sambiase, e l’inizio di gara sembrava aver esaudito gli auspici grazie al vantaggio fulmineo e ad una condotta iniziale impeccabile, salvo poi ricadere in vecchi vizi che sembravano ormai superati: pur riconoscendo il valore di un avversario mai domo e che sta guadagnando, sul campo, i galloni di ammazzagrandi in virtù degli otto punti conquistati ai danni delle quattro battistrada, vi erano tutte condizioni per sferrare il colpo di grazia, salvo invece consentire ai lametini di riprendere fiducia ed uscire indenni da una gara che per loro poteva sembrare compromessa.
Il fatto che gli ultimi due pareggi derivino da cause e modalità differenti costituisce un campanello d’allarme da non sottovalutare, potendo le stesse essere riconducibili a svariati fattori sia di tipo tecnico tattico che di mentalità o, peggio, personalità: in entrambi i casi, nessuno poteva prevedere, a campionato ampiamente inoltrato e con un organico che si ritrova assieme dal luglio scorso, di ritrovarsi, in pratica, in una fase apparentemente ancora sperimentale e ricca di quelle contraddizioni che ostinatamente non ne vogliono sapere di sparire.
Non spetta ovviamente a noi buttare la croce addosso a chicchessia, ma altrettanto chiaramente è compito della società non indugiare oltre per venire a capo, definitivamente, di una situazione che rischia di compromettere troppo precocemente un viatico che la classifica lascia ancora apertissimo ma che ha già visto troppe occasioni sprecate, proprio in virtù delle titubanze degli altri, per dare un primo, significativo segnale alle concorrenti approfittando di un calendario che, senza finte modestie, sembrava prestarsi allo scopo.
Se si ritiene che l’organico manchi di qualcosa che consenta di chiudere il cerchio a livello di competitività e completezza nei ruoli, si intervenga prima possibile ed in entrambe le fasi, liberando i ranghi da chi si ritiene, a torto o a ragione, non possa dare un valido contributo alla causa e reperendo gli elementi utili ad alzare il tasso tecnico della rosa, senza tralasciare il fattore under, non tanto in termini qualitativi quanto numerici ed organici, avendo compreso in queste ore quanto la mancanza del solo Forciniti possa destabilizzare gli equilibri generali.
Se invece le valutazioni dovessero riguardare la guida tecnica, al di là di assumere o meno decisioni drastiche, va comunque tracciata una linea definitiva che risolva una volta per tutte qualsiasi equivoco: agli occhi di chi scrive continua a restare incomprensibile una gestione dell’organico a disposizione che troppo spesso sembra non rispondere ad alcuna trama logica, con accantonamenti anche drastici riguardanti elementi che hanno dimostrato di essere in condizioni psicofisiche ideali, in aperta antitesi con i propositi di “continuità” sviscerati dallo stesso allenatore ormai da diverse settimane.
Inutile, per concludere, rimarcare l’importanza dello scontro di domenica prossima: pur restando convinti del fatto che parlare di verdetti definitivi a novembre sia pretestuoso, è tuttavia innegabile che una sconfitta a Vibo porrebbe gli amaranto ad un potenziale -8 dal vertice, in virtù del recupero tutt’altro che impossibile che i rossoblù disputeranno la prossima settimana, rendendo maledettamente complicato il compito per i prossimi mesi, anche considerando le conseguenze ambientali che ne verrebbero. Chi ha orecchie per intendere, intenda.