NUOVA REGGINA, LE “REGGINE” IMMAGINARIE E L’IDENTITÀ AD PERSONAM
A distanza di qualche giorno dalla debacle in terra sicula vi sono ancora chiare tracce di scoramento dovute al salto triplo all’indietro compiuto dalla squadra per gioco, atteggiamento, convinzione e, da non sottovalutare, affezione verso una piazza sempre più sfiduciata e perplessa. Giocoforza, si dovrà cercare in ogni modo di trarre, paradossalmente, utilità dall’ultima inconcepibile prestazione in termini di feedback su affidabilità di calciatori e tecnici in vista delle scelte per una prossima stagione che, come ampiamente ribadito, non consentirà alcun margine di errore.
È stata anche la settimana dell’udienza riguardante i ricorsi presentati avverso l’omologa ottenuta dalla Reggina 1914 che, unita alla cocente delusione per l’inattesa sconfitta, ha finito per rinvigorire ed amplificare ipotesi riguardanti possibili scenari alternativi sul futuro amaranto, molte delle quali in realtà piuttosto fantasiose e curiosamente convergenti, quasi fossero frutto di una sorta di “mattinale” indicante frasi e teorie da diffondere più o meno scientificamente, ma che spesso avviene più che altro con modalità grossolane.
Tentiamo, nel nostro piccolo, di fare chiarezza, per quanto sia possibile in questa fase.
Questione denominazione
Non sappiamo ad oggi quale sarà il responso della Corte d’Appello di RC sui reclami avverso l’omologa, ma anche ove dovessero, come appare probabile, essere respinti, tale pronuncia non salverà il destino del concordato fiscale destinato comunque a decadere, visto che come è noto sono completamente venuti a mancare tutti i presupposti (Iscrizione in serie B e dunque introiti da diritti tv, botteghino, sponsorizzazioni, cessione di calciatori ecc.) indicati a copertura degli impegni assunti, aprendo la strada alla liquidazione giudiziale.
L’attivazione della procedura fallimentare è una delle cause che, a norma dell’art.16 delle N.O.I.F. (Norme Organizzative delle FIGC) causano la revoca dell’affiliazione alla Federazione; ma anche ove la messa in liquidazione della vecchia società non dovesse essere attivata tempestivamente, lo stesso articolo prevede, tra le varie ipotesi, la decadenza dovuta alla semplice inattività da competizioni ufficiali a qualsiasi livello.
Conseguenza naturale di ciò sarà la possibilità, per l’attuale società, di riprendere finalmente la denominazione storica per la prossima stagione ponendo finalmente termine all’eterna querelle identitaria: per coloro che immaginano la possibilità che altri soggetti dovessero presentarsi in federazione per ottenere lo stesso scopo, va specificato, evidentemente, che non si tratta di una procedura che prevede una fila ad uno sportello, alla stregua di un qualsiasi ufficio postale con numerino eliminacode, in cui il più veloce che si presenta vince, in virtù del fatto che la stessa FIGC è tenuta a tutelare il peso ed il prestigio del nome “Reggina” non rilasciandolo certo al primo che passa, ma a favore della società creata appositamente, ai sensi dell’ormai famoso art.52 comma 10, per ereditare le sorti della precedente e dunque unica possibile destinataria, come è sempre avvenuto in tutti i precedenti analoghi riguardanti squadre ben più prestigiose e blasonate della nostra.
Questione marchio
Lo stato dell’arte riguardante l’acquisizione del marchio Reggina è tutt’altro che attuale, dovendo come è noto attendere l’eventuale insediamento di una curatela fallimentare e delle successive determinazioni che essa intenderà mettere in atto per la cessione dello stesso; nondimeno, pur considerando importante che il contrassegno torni ad essere a disposizione della nuova Reggina, continuiamo a ritenere che l’identità amaranto non possa dipendere dal possesso di quello che, sostanzialmente, è e resta un brand commerciale. A meno che non la si pensi come coloro che, nella precedente occasione, tifavano per una squadra di calcio a 5 (in serie C2 di Futsal)) sol perché esponeva la R sulle maglie in quanto affittuario temporaneo del marchio, mentre la Reggina originale disputava regolarmente la Lega Pro ma aveva la colpa di appartenere ad una proprietà “sgradita”.
E proprio i recenti trascorsi inducono a pensare che, probabilmente, la principale motivazione tra i più accaniti idealizzatori di “Reggine” alternative sia proprio l’astio, sia esso politico, interessato o derivante da semplice antipatia personale, verso l’attuale proprietà: chiunque gestisca una società di calcio non può ritenersi esente da giudizi se non ottiene i risultati sperati o peggio se è colpevole di cattive amministrazioni, ma una cosa è la critica legittima, ben altra è ancorare l’essenza stessa di un club, intesa come “autenticazione”, alla figura dei proprietari, come se la storia e l’identità fossero attribuite ad personam a seconda che davanti ci si trovi amici o nemici. L’esperienza dovrebbe averci insegnato, a sufficienza, che fare il tifo per i presidenti, invece che per la squadra a prescindere, non porta mai buoni frutti.
Certo, in astratto nulla impedirebbe al proprietario di un’altra squadra di acquisire il marchio e magari tentare di modificarne il nome, ma poi saremmo curiosi di vedere come qualcuno potrebbe invocare “storia e identità” su un club di cui fino al giorno prima le rispettiva storie e identità erano ben distinte e separate, con altri colori sociali ed altri tifosi. Se non ricordiamo male, a settembre un noto imprenditore cittadino è stato beffeggiato ed insultato solo per aver ipotizzato un quadro del genere.
In attesa di conoscere la fine di questa ennesima vicenda infinita, c’è ancora un campionato da concludere dignitosamente e soprattutto un play off ancora da conquistare. Che magari non servirà a nulla ma magari invece sì, e guai a lasciare alcunché di intentato per evitare qualsiasi tipo di rimpianto.