Reggina poco fortunata con i rigori: tre contro hanno indirizzato tre gare, due non visti dagli "arbitri". Ma le colpe amaranto sono tante
La Reggina ha rimediato domenica il quarto rigore contro della stagione: solo la malafede militante può dire che il rigore alla Nissa era evidente o quanto meno la mancanza di una trentina di diottrie. Dopo quelli contro Scafatese e Siracusa, che hanno impedito agli amaranto di conquistare due punti facili facili, quello contro il Pompei che ha riaperto un match che sembrava deciso.
Reggina che invece ha beneficiato di cinque rigori, uno contro il Pompei e trasformato da Ragusa, un altro alla prima giornata contro l'Igea e decisivo per la vittoria finale, gli altri due contro il Sant'Agata e trasformato da Barillà e ad Enna e trasformato da Barranco, oltre a quello di domenica siglato da Curiale.
Domenica scorsa invece manca un nettissimo rigore a favore degli amaranto sul risultato di 2-1: Barranco nettamente toccato da Aurino in piena area di rigore, l'arbitro ad un metro ha lasciato incredibilmente proseguire. Manca anche l'oramai noto rigore non dato contro l'Acireale sullo 0-0 per fallo su Vesprini, che poteva imprimere ben altra direzione a quel match: snodi che spesso e volentieri possono anche decidere i campionati, al di là degli errori della squadra.
Ai tempi dei truffaldini al potere c'era chi si sperticava in difesa della "società" dell'epoca, chiamando in causa l'avversione dei "poteri forti" verso la "strapotenza" di quella banda catapultata per caso nel calcio (vi ricordate quando dicevano che Berlusconi in persona mandò Le Iene a Reggio per creare problemi alla Reggina che "dava fastidio al Monza per A", roba da cabaret di serie Z), oggi per i soliti noti il rigore è un alibi: certo, la Reggina doveva e poteva rimontare senza alcun problema una squadra, la Nissa, che oggettivamente può aspirare al massimo alla metà della classifica.