REGGINA: I PROGRESSI CI SONO MA UNA COSA VA METABOLIZZATA AL PIÙ PRESTO
Le impressioni di un settembre appena concluso, e ci scuserete per aver impropriamente citato un pezzo immortale della musica italiana, ci consegnano un progetto di squadra che lentamente ma visivamente sta prendendo consistenza, con tanto cammino ancora da percorrere ma con una prospettiva, in termini di margini di miglioramento, certamente fiduciosa.
A margine del successo di misura ai danni del Ragusa, secondo consecutivo in campionato e primo tra le mura amiche, sofferto ma meritato come meritati sono tutti i nove punti conquistati dagli amaranto dopo i primi quattro turni di campionato, vanno evidenziati alcuni progressi compiuti da una squadra apparsa certamente più compatta riuscendo a ridurre le distanze tra i reparti, il tutto a vantaggio soprattutto di una fase difensiva che, come auspicato, ha denotato maggiore sicurezza rispetto alle precedenti uscite e, non a caso, è riuscita per la prima volta mantenere uno zero nel tabellino gol subiti; il tutto al cospetto di una squadra, è bene precisare, piuttosto ostica, ben costruita e ben allenata, a dispetto di una classifica attualmente deficitaria, che può contare su un’asse centrale di assoluto livello patendo oltremodo una serie di infortuni occorsi ad inizio torneo ma che, salvo stravolgimenti, è destinata ad occupare la parte sinistra della classifica.
Chiaramente, come detto, molto è migliorato ma tanto è da migliorare soprattutto in termini propositivi, per un collettivo che ancora fatica ad impostare trame di gioco fluide e che riesce a rendersi pericolosa più in situazioni di recupero palla che tramite azioni manovrate; allo stesso modo però, tale lacuna sta evidenziando un’altra nota lieta che costituisce un’assoluta (e cercata) inversione di tendenza rispetto alla scorsa stagione, vale a dire quel cinismo nel trasformare in oro le poche occasioni da rete create, e che infatti vede il tabellino dei gol monopolizzato dal reparto offensivo, con cinque marcature sulle sei totali realizzate dalle punte, circostanza che dovrebbe tranquillizzare nell’ottica di una fisiologica evoluzione dell’impianto di gioco.
Quello che invece ha fatto storcere il muso e destato qualche preoccupazione in più ha riguardato l’atteggiamento quasi timoroso assunto dalla squadra dopo il vantaggio, in una situazione in cui invece vi erano tutti i presupposti per affondare il colpo e chiudere agevolmente la contesa, e non vorremmo che ciò possa essere stato dettato da una certa “paura” di vincere a seguito delle pressioni ambientali, poiché risulterebbe oltremodo preoccupante: chiunque sia arrivato a Reggio, dalla società ai calciatori, sapeva benissimo, o doveva farlo, che non è mai esistita e non potrà esistere, dopo l’anno di inevitabile “rodaggio”, alcuna alternativa al successo finale, e se qualcuno non lo ha ancora metabolizzato lo faccia in fretta tenendo la barra dritta di fronte agli sproni di una piazza che ha tutto il diritto di esternare la pretesa di scappare via dalla serie D. Purché, ovviamente, tali stimoli avvengano civilmente ed in buona fede.
Domenica si replica al Granillo per allungare la serie di vittorie per presentarsi al secondo big match stagionale nelle migliori condizioni possibili, sperando che l’evoluzione tecnico tattica vada di pari passo con una classifica sempre più importante.