NUOVA REGGINA, C’È SEMPRE E COMUNQUE UNA MAGLIA DA ONORARE
Non sappiamo se le energie mentali impiegate in quel di Siracusa abbiano potuto influenzare l’approccio “scarico” di ieri pomeriggio degli amaranto, la cui prestazione ha lasciato molte perplessità e mugugni più che giustificati, fatto sta che ancora una volta la squadra non è riuscita a prevalere su avversari ampiamente alla portata e reduci da crisi di risultati, il che impone alcune riflessioni non procrastinabili.
Le valutazioni riguardanti gli obiettivi stagionali non cambiano e come ripetutamente detto e ridetto non possono andare oltre un piazzamento play off che, nonostante gli ultimi passaggi a vuoto, resta ampiamente alla portata dei reggini e costituisce l’unico spiraglio a breve termine per un eventuale possibilità di ripescaggio, ipotesi certamente difficile ma sulla quale comunque non bisogna lasciare alcun rimpianto per strada.
Più concreta, e probabilmente razionale, la visione di consolidare un gruppo che già oggi possiede una buona base ma che andrà certamente potenziato in ottica della prossima stagione in cui, ma appare anche inutile ribadire, la vittoria finale non può che costituire l’unico traguardo possibile: da qui si ribadiscono le considerazioni riguardanti l’attuale mercato di riparazione e l’utilità di reperire elementi futuribili e funzionali allo scopo primario senza disperdere risorse che probabilmente si riveleranno più utili per la prossima, fondamentale sessione estiva.
C’è però un ulteriore aspetto che non può essere trascurato da nessuno: al di là di obiettivi presenti e futuri, chiunque indossi questa maglia deve sapere dove si trova e cosa gli viene richiesto. L’amaranto va onorato sempre e comunque, per il rispetto che si deve alla città, alla storia e soprattutto ai tifosi, ed il modo in cui si è giocato ieri pomeriggio non appare certamente lo strumento migliore per farlo.
Non cambiano, ovviamente, le nostre considerazioni sulla questione identitaria, questa squadra, questa società rappresentano in pectore la Reggina a prescindere da chi sia il proprietario pro tempore, lo dicono senza timore di smentita le stesse norme federali che ne hanno consentito la costituzione e che ne certificano la diretta discendenza dal passato, al di là dei soliti cantastorie seriali che ad ogni passo falso tirano fuori la testa utilizzando l’attuale nome forzatamente differente ed il marchio non attualmente acquisibile per contestare l’incontestabile: non vi può essere un’altra Reggina al di fuori di questa, il cui nome tornerà a fine stagione e si auspica altrettanto per i beni immateriali, al netto di azioni di disturbo che nulla di buono o costruttivo porterebbero alla causa amaranto, se non di foraggiare interessi personali.
Tuttavia, altrettanto pacificamente, l’identità va conquistata anche sul campo con l’abnegazione, il sudore e la rabbia, altrimenti non ci si lamenti delle disaffezioni di un pubblico già sufficientemente deluso e tradito: qualche passo falso ci può stare specie se le motivazioni agonistiche cominciano a scemare, ma riteniamo che in questo senso i bonus siano finiti e ci si aspetta al riguardo una risposta immediata già da Licata, anche per non rischiare di mettere a rischio quel che di buono si è comunque riusciti ad ottenere.