De Rosa a TuttoReggina: "Quel discorso di Mazzarri a Roma. Addio? Non programmato"
Certamente negli anni del massimo campionato, Gaetano De Rosa è stato uno dei difensori più apprezzato. Protagonista di grandi partite e gol pesanti nel biennio tra il 2004 e il 2006 con in panchina Walter Mazzarri. Sei reti messe a segno, sessantasette partite giocate con la casacca numero ventinove sulle spalle. L'ex Bari si è raccontato in esclusiva ai nostri microfoni.
Gaetano partiamo con un commento circa la situazione attuale.
"Avendo più tempo per pensare ci sono tante cose che dobbiamo fare meglio, adesso però l'importante è mantenere i nervi saldi ed aver tanta pazienza e senso di responsabilità. Ancora vedo tanta gente in giro, questo momento viene affrontato con troppa leggerezza e non possiamo permettercelo. Dobbiamo pensare al bene comune e attenerci a quello che dice il decreto".
Secondo te è prematuro parlare della ripresa dei campionati?
"Facendo un'analisi sugli elementi che abbiamo a disposizione ancora è troppo prematuro, siamo ancora sulla cresta dell'onda. Adesso bisogna pensare ad altro e non al calcio, insieme poi dopo ripartire. E' blasmefo parlare di calcio in questo momento, la sanità sta in ginocchio e dobbiamo fare il nostro abbraccio per il lavoro che stanno svolgendo".
Riavvolgendo il nastro del tempo, dopo 200 presenze Bari arriva l'opportunità Reggina. Cosa ti ha spinto ad accettare?
"Indubbiamente dopo un ciclo che ha avuto un inizio ed una fine a Bari, a volte anche contro la propria volontà le cose finisco e bisogna accettarle. In quel periodo erano già mesi che Foti mi cercava e poi hanno trovato entrambi le parti l'accordo, si è rivelata una grande sorpresa. Sono arrivato a Reggio ignaro di quello che mi aspettava, c'erano tanti miti da sfatare. Si è rivelata una città che ha avuto una grande passione verso il calcio, per tanti era un motivo di vita. E' stata una bella scoperta, sono stati due anni davvero belli. Una città molto calorosa, il mare ed il bel tempo ed i risultati sono giunti".
Doppietta al Cagliari, il gol all'ultimo minuto alla Lazio. C'è qualche partita che ti è rimasta maggiormente impressa?
"Cerco sempre di non ridurre a piccoli momenti un'esperienza, sono stati due anni stupendi. Dal punto di vista personale passare dalla B e tornare in A era una grande motivazione dimostrando che potevo essere all'altezza della situazione. I gol sono stati momenti di grande gratificazione personale".
C'è qualche aneddoto che vuoi svelare?
"C'era un grande gruppo. Ho legato con diverse persone, in quegli anni c'era una grande complicità con Franceschini, Cannarsa, Pavarini e Lucarelli insieme alle famiglie. Il secondo anno eravamo in ritiro a Roma dopo la gara con i capitolini, Mazzarri mi chiamò al tavolo e mi fece complimenti. Quei complimenti furuno una grande soddisfazione e uno stimolo per fare ancora meglio".
Nel 2006 l'addio alla vigilia dei -11.
"Non era un addio programmato, non pensavo mai di partire. Purtroppo la società doveva tenere il bilancio in ordine, ha cercato di allegerire la rosa in base alle opportunità di mercato che c'erano. Anche contro la mia volontà i conti devono tornare ed entrambi decidemmo di lasciarci. Arrivò il Genoa e decisi di andare in una società che voleva vincere e non salvarsi, mi sono messo alla prova e volevo una realtà dove l'obiettivo era diverso. In quell'anno in B c'eravamo noi, il Napoli e la Juventus. Quel campionato sottrasse tante attenzioni alla massima serie".
In conclusione, stai seguendo Reggina e Bari in questa stagione?
"Seguo molto poco, la mia vita professionale è rivolta ai ragazzini. Lavoro per una scuola calcio che si chiama Real Casarea in provincia di Napoli, seguo poco il calcio degli adulti. Spero comunque che entrambe le realtà raggiungano categorie più importanti per le piazza e la storia che si portano dietro".