Nakamura: "Ho amato Reggio e la Reggina, sono stato benissimo. Lillo Foti, Morabito, le vittorie e le sconfitte: l'amore incondizionato dei reggini"

12.03.2025 11:25 di  Redazione Tuttoreggina  Twitter:    vedi letture
Nakamura: "Ho amato Reggio e la Reggina, sono stato benissimo. Lillo Foti, Morabito, le vittorie e le sconfitte: l'amore incondizionato dei reggini"
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© foto di Stewart Kendall/Sportsphoto

Shunsuke Nakamura, il primo giapponese ad indossare la maglia della Reggina, ha rilasciato una bellissima intervista a Gazzetta dello Sport e ha ricordato il periodo bellissimo a Reggio Calabria, sin dall'approccio con l'allora presidente Lillo Foti: 

"Era il 2002. A un certo mi si avvicinò e mi mise in mano la numero dieci della Reggina. Io ero un ragazzino, la Serie A era una sorta di Eldorado... poi iniziò a parlare in italiano. Non capivo niente, ma fu convincente. Sono molto affezionato a lui. Ricordo riunioni in cui entrava in sala stampa o nello spogliatoio e iniziava a parlare ad alta voce. Lo faceva per spronarci. A volte succedeva anche all’intervallo. il mio compagno di stanza era Giovanni Morabito, che mi ha preso sotto la sua ala protettiva".

Continua poi Nakamura: "All’inizio è stato strano, molto strano. Gli italiani sono diversi.... Quando le cose andavano bene, eri un eroe. Uscivi in strada e ti assalivano, ti chiedevano autografi, ti offrivano caffè e ogni cosa. Era difficile perfino andare a fare la spesa al supermercato. Ne rimasi colpito. In Giappone il calcio non è lo sport più popolare, c’è anche il baseball ad esempio, mentre in Italia è questione di vita o di morte. Ho visto i reggini disperarsi quando perdevamo e piangere di gioia quando centravamo i tre punti. Solo dopo ne ho compreso il senso: l’amore incondizionato verso la propria squadra".

Aggiunge Naka: "Ho amato Reggio e la Reggina. Sono stato da Dio. Anche se quando le cose andavano male i tifosi entravano nel campo d’allenamento e si fermavano a parlare con noi. Ci chiedevano cosa non andasse e come mai avessimo perso qualche partita.Lì per lì avevo un po’di paura. Qui da noi queste cose non si vedono".