MOROSINI - Pontifex tuona: «Esequie funebri circensi. E conviveva senza vincolo matrimoniale...»

20.04.2012 16:15 di  Simone Vazzana   vedi letture
MOROSINI - Pontifex tuona: «Esequie funebri circensi. E conviveva senza vincolo matrimoniale...»
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© foto di Federico De Luca

Il blog cattolico Pontifex.roma.it, il giorno dopo i funerali di Morosini, ha pubblicato un editoriale in cui si stigmatizza la decisione della Figc, ossia l'aver sospeso tutti i campionati, definita in un articolo successivo "ipocrita". Con annesse critiche alla società moderna, etichettata con un "poco cristiana" e al giornalismo. Emerge, dalle parole scritte da Bruno Volpe, come il rinvio dei tornei si sarebbe dovuto imporre non tanto per la morte di un giovane calciatore, bensì per lo scandalo scommesse. Ricordando che quando muore un operaio non ci siano "speciali in tv".

Di questa differenza di trattamento se ne parla da giorni. E, purtroppo, se n'è parlato anche per altre tragedie, come quella relativa a Marco Simoncelli giusto qualche mese fa. 

Quello che Bruno Volpe forse non sa, è che la figura dell'atleta è sempre stata una figura mitica. Nella Grecia Classica, le Olimpiadi arrivavano anche a sospendere le guerre tra i popoli, in onore degli dei. Le Olimpiadi, di fatto, nacquero come celebrazioni atletiche e religiose. I vincitori delle gare venivano fatti oggetto di ammirazione e immortalati in poemi e statue. Insomma, chi vinceva diventava un semidio.

E dal punto di vista antropologico, l'atleta moderno ha conservato in sé questo tipo di valori, attribuiti (o meglio, conservati) dalla società nel corso dei secoli. Con i social network si è rotta una barriera importante, che separava dapprima il calciatore di turno, così come il motociclista o il cestista, dai suoi tifosi. L'interazione, oggi, è possibile. E non ha fatto altro che umanizzare gli atleti stessi. 

Detto questo, quando un atleta, per di più giovane, cade sul campo o in pista, l'emotività della tragedia non fa che essere amplificata. La morte in diretta è sempre scioccante, perché (anche in questo) la nostra cultura l'ha sempre censurata. Anche oggi, la morte è un tabù. Più della sessualità. Normale quindi che l'impatto emotivo sia forte. Normale che le immagini e i video (si può discutere sul fatto di mandare la sequenza in loop in tv o sul fatto di pubblicare determinate fotografie sulle prime pagine dei giornali) sconvolgano l'osservatore. In aggiunta, Morosini ha avuto una storia familiare pesante come un macigno. La tenerezza nei suoi confronti è venuta da sé: e quando un giocatore di B strappa applausi e commemorazioni non solo in Italia, ma anche fuori, significa che la sua scomparsa ha lasciato segni profondi.

Ovviamente non ci sono morti più importanti di altri. Vien da sé che un operaio morto sul lavoro non abbia niente in meno di un calciatore. Ma per il discorso fatto prima, antropologicamente parlando, l'atleta è la proiezione di un semidivismo. E, pertanto, quando cade desta scalpore. Per di più se la vita, con chi cade, è già stata bastarda precedentemente.

Ecco perché definire i funerali del Moro come "Esequie funebri circensi con elogi ed applausi, i deliri dei neopagani, parroco esibizionista" stride fortemente con la realtà. E da Volpe arriva anche la stoccata sul fatto che lui convivesse e, da "peccatore", non meritasse un funerale pubblico. Scandalose, per Pontifex, anche le canzoni di Ligabue

“Intanto nel generale processo di beatificazione del calciatore (che effettivamente non è stato trattato bene dalla vita), affiora altra situazione. Sappiamo bene che i soloni del cattolicesimo buonista insorgeranno, ma le regole sono regole. …. Morosini conviveva more uxorio con la fidanzata, senza alcun vincolo matrimoniale e non ne faceva mistero alcuno. Non risulta essersi pentito o aver detto di voler cambiare vita. Certamente Dio, nella sua infinita misericordia ne terrà conto e lo giudicherà con clemenza e pietà, ma la sua situazione è quella di pubblico peccatore, di chi  ha dato con la vita pubblico scandalo e pertanto le Esequie funebri pubbliche, con tanto di pompa magna, sono un altro abuso della Chiesa modernista che ormai stravolge tutto e tutti. Speriamo che almeno palloni e magliette da calcio o cori da stadio rimangano fuori della Chiesa”.

Il Medioevo è lontano. Ma non per tutti, evidentemente. Di seguito, per completezza, l'editoriale di Bruno Volpe.

 

I soliti blogger - o pseudo tali - in cerca di click facili e consensi populisti, come era immaginabile, hanno strumentalizzato un normalissimo editoriale cattolico pubblicato ieri sul sito; eclatante, preoccupante e degna testimonianza della pericolosa situazione di "analfabetismo religioso", di cui spesso parla Papa Benedetto XVI, è la seguente dichiarazione che ha fatto il giro del web: "delirante editoriale del blog ultraconservatore Pontifex, che si scaglia con una violenza inaudita contro Piermario Morosini". 1) Non esiste la definizione di cattolico "ultraconservatore", altrimenti Gesù Cristo come dovrebbe essere definito? Ricorda qualcosa la pericope dell'accettazione silente del "calice amaro"; e la Passione con relativa Crocifissione? 2) Nessuno si è "scagliato con violenza inaudita" contro il defunto Morosini, invece sono state fatte delle semplici e doverose osservazioni esclusivamente sugli abusi liturgici e disciplinari che vengono regolarmente ...

... compiuti, in barba ad ogni raziocinio edificante ed anche al Codice di Diritto Canonico.

Prima di scrivere articoli, lo si dice per correzione fraterna, sarebbe meglio riflettere e documentarsi attentamente, altrimenti, come in questo caso, oltre a delirare in maniera cattofobica e quasi ossessiva, si rischia seriamente di istigare qualche squilibrato all'odio contro i cattolici realmente osservanti e timorati di Dio; proprio quelli che i neo pagani definiscono fantasiosamente "ultraconservatori" (!!!???).

Il timore che la celebrazione funebre per Morosini, lo sfortunato giocatore del Livorno morto sabato scorso durante la partita col Pescara, si trasformasse in una sorta di circo è stato confermato, per ora nel silenzio tombale della Curia.

La responsabilità di certe esibizioni, a dir poco blasfeme,  è di alcuni sacerdoti disobbedienti ed affetti da manie di protagonismo; insignificanti impiegati che antepongono le loro singolari e diseducative personalità alla Rivelazione pubblica, alla divina Liturgia ed alla santa obbedienza.

Il celebrante, ignorando che le esequie funebri hanno come funzione simbolica solo quella di accompagnare il defunto (se meritevole di Salvezza) al trono di Dio e devono essere rivolte ai vivi (senza apologia del morto), ha dedicato tutta l'omelia ad elencare la sua amicizia col calciatore ed a tesserne le lodi, ossia proprio quello che non dovrebbe farsi ... è espressamente vietato dal Codice di Diritto Canonico.

Durante la "messa" sono state intonate, con agghiaccianti schitarrate, canzoni addirittura di Ligabue; nessuno avrebbe chiesto o preteso il Miserere, ma che si facesse attenzione, come richiesto e previsto obbligatoriamente, alla qualità dei testi ed alla loro compatibilità con la celebrazione, questo certamente sì.

Non parliamo, poi, di comunelle, applausi e disinvolture varie degne, appunto, del circo.

Ecco, ancora una volta, come la "messa" funebre non dovrebbe essere celebrata, tuttavia alcuni vescovi mai rischieranno di richiamare i preti al dovere; essi temono l'impopolarità e le reazioni del mondo. Peccato che questi signori talvolta dimenticano che il Messia, l'Unto del Signore, insegnava "come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio" (1Ts 2,4) ... assistiamo  attoniti, come in passato, a "messe" circensi ed a celebrazioni con indegni abusi.

"Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più. Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito". (1Ts 4,1-8).

Impudicizia è anche la convivenza more uxorio, ecco perché il Codice di Diritto Canonico fa divieto assoluto di celebrare le esequie funebri ai pubblici peccatori, proprio perché tali esempi di vita non sono edificanti, dunque vanno corretti e non sono meritevoli di alcuna "celebrazione", anzi ... ... ...

Il sacerdote che ha avuto l'ardire di celebrare una sì offensiva liturgia funebre, per altro, dovrà rendere conto a Dio della sua apologia al pubblico peccato e dunque dell'errore in cui può aver indotto tante anime semplici.

Tutto ciò mortifica Cristo, umilia la Chiesa e ridicolizza la Crocifissione stessa; sarebbe bene intervenire con severe misure disciplinari sia contro il celebrante che, eventualmente, contro il vescovo stesso, se questi non dimostrerà fedeltà alla Chiesa ed ortodossia, intervenendo come previsto dal CIC  ... altrimenti cambino casacca entrambi.

Il non celebrare il funerale ad un peccatore morto in stato di scandalo, non significa dimenticarsi della Misericordia di Dio, anzi, è semplicemente una doverosa misura disciplinare che serve a tutelare catecumeni e fedeli in cammino od in approfondimento "verso Israele", evitando loro di ritornare indietro o di permanere "in Egitto".

Inutile continuare, finti cattolici: siete voi che giudicate senza conoscere neanche l'ABC del Catechismo; siete la vergogna della fede e raffigurate i simulacri di coloro i quali vi hanno sì barbaramente e paganamente indottrinato.

A tutti coloro che utilizzano il "non giudicare", il "ama il prossimo tuo", il "pagliuzza e trave" ed il "misericordia" come clave per giustificare le proprie immonde abitudini di vita, ricordiamo in 2 righe ciò che va inteso come Misericordia vera, quella di Dio, non quella new age e sincretista che presunti "parroci" e "catechisti" cercano di inculcare a suon di smielate omelie pagane finalizzate esclusivamente all'obolo facile:

"Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità" (1Gv 5,1-6).

RIBADIAMO: Nessuno mette in discussione la Misericordia di Dio; nessuno mette in discussione che se un uomo è contrito veramente, prima di morire, ottiene il perdono di qualunque peccato abbia commesso, e non solo, di un'eventuale stato di impudicizia (convivenza prematrimoniale). Nessuno nega che, in in tal caso, ottiene il perdono anche di peccati ancora più gravi.

Non abbiamo mai preteso di giudicare che il tale defunto sia morto non pentito; questi sono affari suoi privati. Buon per lui se si è pentito, ed in tal caso la sua anima è salva, tuttavia  questi sono suoi segreti privati esclusivamente con Dio.

A livello pubblico, invece, essendo l'uomo vissuto in stato di peccato pubblicamente ed essendo il funerale una funzione sacra pubblica, la Chiesa in tali casi lo vieta, per evitare lo "scandalo" delle anime; dove per scandalo non si intende il termine "giornalistico e di gossip", ma il significato di "pietra d'inciampo", ossia per evitare di "benedire" una situazione di cattivo esempio pubblico, di stato pubblico di peccato grave.

Quindi il divieto del funerale, così come previsto nel Codice di Diritto Canonico, è motivato non perché si giudica l'anima del defunto, ma per il discorso esclusivo del pubblico scandalo e della correlata apologia al peccato.

Persino se una persona non avesse la piena avvertenza della gravità di una colpa in cui vive abitualmente (anche se nelle colpe contro la legge naturale ciò è quasi impossibile), quindi se addirittura la sua anima non fosse nemmeno in stato di peccato mortale e morendo non avesse nemmeno bisogno di contrizione per salvarsi, essendo già in grazia di Dio, comunque la CHIESA, che deve sempre essere MAESTRA, vieterebbe il funerale se lo stato peccaminoso fosse pubblico, sempre per evitare il cattivo esempio.

Pertanto, a voi finti cattolici, ignoranti che siete sempre pronti a giudicare la fede degli altri, nel mentre usate come randello il "non giudicare" per auto giustificare le vostre nefandezze, ricordiamo le parole del Signore, rivolte a voi ed ai vostri preti o catechisti dis-educatori:

"Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello" (Lc 6,42).

Ci dica don Luciano Manenti: perché è venuto meno all'osservanza del canone 1184 del Codice di Diritto Canonico?

Ci fornisca, eventualmente, don Luciano Manenti, le prove scritte di una eventuale autorizzazione dell'Ordinario del luogo, motivando il come sia possibile, in tal caso, alla luce della Dottrina cattolica, evitare lo scandalo per i fedeli.

Attendiamo fiduciosi.

Bruno Volpe