REGGINA: OLTRE OGNI TATTICA, ORMAI È QUESTIONE DI REGGINITÀ

Si potrebbe dire: dal paradiso all’inferno e ritorno, per cercare di spiegare l’altalena di emozioni provate domenica pomeriggio mutate di pari passo all’evoluzione dei risultati delle due gare sotto i riflettori, con l’iniziale svantaggio siracusano che consentiva, seppur con il solo pareggio, agli amaranto di guardare ad un potenziale aggancio alla capolista, passando per lo sconforto al novantesimo di una gara ancora bloccata in contrapposizione alla rimonta aretusea ed al conseguente vantaggio di dei punti, molto simile ad una pietra tombale sulle speranze di rimonta, sino all’apoteosi finale che, oltre alla gioia fisiologica di chi prevale a pochi istanti dal fischio finale, lascia ancora tutto in gioco.
I risultati e soprattutto l’andamento delle ultime gare disputate dalla Reggina nelle ultime settimane certifica un dato che probabilmente non muterà più sino al termine della stagione regolare: anche per le prossime partite risulterà quasi inutile parlare di tattica, schemi o qualsiasi altra considerazione di tipo estetico, poiché ciò che conteranno davvero saranno le motivazioni, esplicitate sotto forma di rabbia agonistica, concentrazione, nervi, istinto, voglia. Qualcuno potrebbe chiamarla “garra”, noi preferiamo definirla “regginità”, in antitesi al convincimento generale, in verità spesso esatto, riguardo l’aspetto grettamente professionale di chi compete per soldi, ma che in alcuni casi lascia spazio ad un romantico connubio tra la città, la maglia e chi lotta orgogliosamente per i propri colori.
Non è infatti più un mistero per nessuno il fatto che gli amaranto posseggano una dote che nessun altro contendente può vantare, e che può risultare decisiva per sparigliare le carte nel momento in cui i valori qualitativi, pur sempre importanti e che in casa reggina ovviamente non mancano, rischiano di livellarsi al cospetto di determinati atteggiamenti, ovviamente altrettanto prevedibili e legittimi, salvo che non trascendano in una palese antisportività come avvenuta qualche settimana addietro, ed in questo senso i nostri concittadini, e con essi tutto il gruppo a rimorchio, stanno ampiamente dimostrando di essere pienamente sul pezzo.
Non può infatti essere un caso l’imperiosa crescita di Adejo, nigeriano di nascita ma ormai reggino pressoché purosangue, la leadership di Laaribi capace di mettere da parte la tecnica a vantaggio della grinta, per non parlare di un Girasole sempre più incarnazione di questa mentalità, di cui qualche atteggiamento potrebbe far storcere il naso ai “puristi” ma che per noi invece è assolutamente fondamentale, quasi indispensabile per far capire agli avversari con chi hanno a che fare; sul capitano poi ogni ulteriore commento risulterebbe superfluo, il che non fa che aumentare a dismisura il rimpianto di non averlo avuto a disposizione lo scorso 9 febbraio, ma si potrebbe dire altrettanto di tutto il resto di un gruppo, nessuno escluso, ormai totalmente preso a compreso dalla causa amaranto.
Non fosse così, risulterebbe impossibile spiegare il connubio quali idilliaco che si è venuto a creare tra la squadra ed i tifosi, messo ormai al bando (finalmente) qualsiasi tipo di polemica, che consente a 1.500 tifosi presenti, ma anche a decine di migliaia sparsi ovunque, di festeggiare una vittoria al 95mo a Sambiase, in serie D, con lo stesso coinvolgimento ed euforia di uno scontro d’alta classifica di ben altri tornei da noi stabilmente frequentati non più di qualche anno fa, sintomo del fatto che, in presenza di determinate situazioni, la categoria assume davvero un ruolo molto secondario: ovviamente, non per questo non permane comunque l’assoluta necessità di lasciare al più presto queste latitudini, sempre più palesemente inadatte alla piazza.
Ovvio che il compito continui a mantenersi improbo, ma al di là dei rimpianti di inizio stagione risulterebbe ingeneroso, anzi praticamente impossibile non riconoscere come non si stia facendo tutto ciò che va fatto ed anche oltre, con la speranza che alla fine tutto ciò potrà servire alla causa: quella non costa nulla e sarebbe criminoso arrendersi prima di soccombere.