Quel Nissa-Reggina spartiacque per il ritorno in C1, il racconto di Caramanno: "Senza stipendi, cena fredda e il ko di Caltanissetta"
La Reggina torna a giocare in casa della Nissa a distanza di quasi 40 anni. Il 30 marzo 1986, la squadra allora guidata da Caramanno, capolista del girone D della vecchia C2, fu battuta dai nisseni con i gol di Tarantino e Adelfio.
Il tecnico dell'epoca, Caramanno, raccontò a ildispaccio come quella sconfitta fu la svolta del torneo, concluso con il ritorno in C1:
"...mister Caramanno non ha dubbi: Nissa-Reggina 2-0 ha rappresentato la svolta. Sì, una sconfitta. Ma in quell'annata particolare, condizionata dai problemi economici della società presieduta da Ivan Morace, di bizzarrie se ne trovano. Compreso un episodio molto curioso, sicuramente indimenticabile per chi vi assistette allo stadio in occasione di Reggina-Paganese.
"Quell'anno centrammo la promozione dalla C2 alla C1 – spiega Caramanno al Dispaccio, circa il campionato '85-'86 – ma ha più gloria la Reggina che ha fatto la A e la B. Io mi sento un po' più fuori dalla storia". A questa affermazione ci permettiamo di stoppare subito il mister, garantendogli che il suo apporto in quell'unica indimenticabile stagione per i colori amaranto è ancora ben stampato nella mente dei tifosi.
Il tecnico inquadra il contesto di quella stagione: "Ciò che rimane di più nella storia di quel mio campionato con la Reggina, riguarda il tipo di lavoro portato avanti nonostante le enormi difficoltà economiche. Si ricorderà che ad un certo punto, misero dei probiviri alla guida della società. Probiviri senza una lira, ovviamente. Vi lascio immaginare le problematiche incontrate, dato che i calciatori non percepivano regolarmente gli stipendi".
Dopo questa premessa, Pino Caramanno si sofferma su quello che a suo avviso è stato l'episodio-chiave del campionato: "Andammo ad affrontare in trasferta la Nissa, ma arrivammo a Caltanissetta a mezzanotte. I giocatori avevano tenuto una riunione molto lunga, non volevano partire per questo discorso degli stipendi. La problematica si protraeva da due o tre mesi. Dunque giungemmo a Caltanissetta verso la mezzanotte di quel sabato. Ci toccò consumare una cena fredda, e l'indomani perdemmo. Lì nasce la storia della Reggina vera".
E qui arriva il passaggio dell'intervista che merita di essere letto e riletto più volte: "Siccome eravamo in testa alla classifica, al ritorno indissi una riunione per lunedì mattina. Convocai i calciatori per dire che ero disponibile anche a non prendere una lira da lì fino al 30 giugno, continuando a lavorare per la Reggina. La squadra vinceva di frequente – spiega Caramanno al Dispaccio - Potevamo farci bastare i premi per il reddito familiare. Ribadendo la mia disponibilità, aggiunsi che se c'era qualche calciatore che non era d'accordo io avrei abbandonato, lasciando la squadra in testa alla classifica. Non potevo sopportare di perdere a Caltanissetta per queste situazioni. Da quel momento, i giocatori non fiatarono più. I 6 o 7 punti che conquistavamo mensilmente, ci consentivano di ricevere un premio col quale vivevamo. Ed infine, vincemmo il campionato".
Dopo aver raccontato quel che di positivo ha caratterizzato la sua esperienza in riva allo Stretto, mister Caramanno ricorda anche un momento deplorevole: "Mi bruciarono la macchina. Penso di sapere chi sia il responsabile, ma me lo tengo per me. All'epoca Matacena (ex presidente della Reggina) dichiarò di vergognarsi di essere reggino, quando seppe della macchina bruciata ad un allenatore che non percepiva una lira da 6 o 7 mesi, stando in vetta alla classifica. Mi è rimasto un ricordo dolceamaro di Reggio Calabria. La gente si è comportata bene, poi ho allenato anche a Rende ed ho sicuramente un bel concetto del popolo calabrese, al di là di questo episodio sporadico".
Fu l'ultima annata della vecchia AS Reggina, si riuscì a salvare il titolo sportivo, nonostante il fallimento del club, e ripartire dalla C1 con la Reggina Calcio, che nel corso dei decenni avrebbe riscritto la storia del calcio a Reggio e non solo.