REGGINA: FIERI DI UNA SQUADRA INDOMITA IN UN PERCORSO SEMPRE PIÙ ACCIDENTATO

04.03.2025 13:00 di  Valerio Romito   vedi letture
REGGINA: FIERI DI UNA SQUADRA INDOMITA IN UN PERCORSO SEMPRE PIÙ ACCIDENTATO
© foto di Reggina 1914

Quando una partita, disputata su un terreno più simile ad un campetto da oratorio che ad uno stadio di calcio, dai contenuti tecnici molto modesti contro un avversario che pensa solo a fare a botte, ed alla fine vinta per un episodio, finisce comunque per provocare entusiasmo nei tifosi, significa che la squadra è riuscita a dare qualcosa che va oltre il risultato e l’estetica per una vittoria che resterà impressa molto più di un agevole 3-0.

Domenica pomeriggio la Reggina aveva oggettivamente il compito più arduo rispetto alle dirette avversarie su un campo in cui nessuna delle big del girone era riuscita a prevalere, ma oltre al dato statistico ha dovuto fare i conti con un atteggiamento apparso ben oltre rispetto ad un normale impeto agonistico, oltretutto favorito da un atteggiamento arbitrale sin troppo permissivo sin dall’inizio che ha conseguentemente fatto capire ai padroni di casa di poter tranquillamente perseverare in una sorta di caccia all’uomo, la cui intensità è cresciuta con il passare dei minuti, tant’è che a fine gara il referto del direttore di gara riportava incredibilmente tre ammonizioni a carico degli amaranto contro le sole due dei siciliani, con il paradosso finale delle lagnanze paternesi su presunti torti subiti.

Si dirà, è la serie D bellezza: francamente anche no, non è scritto da nessuna parte che il calcio di provincia debba necessariamente offrire simili spettacoli, al di là di fisiologiche durezze, intimidazioni ed altre asperità proprie di un campionato che è pur sempre dilettantistico, almeno sulla carta, e che vanno messe in preventivo; non si tratta di piagnucolare, ma francamente di non riuscire, perdonateci per questo, ad abituarsi a determinati contesti che continuiamo a ritenere non consoni ad una piazza come la nostra.

Chi non ha certo piagnucolato è stata la squadra, ormai calatasi a tutto tondo nella categoria e perfettamente in grado di sfoderare, all’occorrenza, sia il fioretto che la sciabola, raggiungendo un’attitudine nell’adattarsi ai vari contesti indispensabile se si vuole sopravvivere e, possibilmente, prevalere a queste latitudini: ma ciò che colpisce davvero, al netto di ogni opportuna distinzione tra tifosi ed atleti comunque stipendiati, è lo spirito indomito che traspare da questi ragazzi, certamente trascinati dal nucleo reggino presente in rosa, che è riuscito a creare un connubio con il proprio pubblico come non si vedeva da tanto tempo, tanto da riuscire a rendere fiera ed orgogliosa la tifoseria, al di là dei valori tecnici, per il solo fatto di giocare visibilmente con il sangue agli occhi per ottenere il risultato.

Chiaramente questo ritrovato feeling con la città non potrà che giovare nel tentare quella che, a tutt’oggi, appare ancora un’impresa improba, vale a dire continuare in quel rendimento perfetto, da qui a fine torneo, che abbiamo definito, nelle scorse settimane, tassativamente inderogabile se si vogliono ancora nutrire speranze di vittoria finale, e delle cui difficoltà che incontreremo la partita di Paternò potrebbe aver costituito semplicemente l’antipasto di un percorso sempre più accidentato (a cominciare dalla disperazione di un Akragas che ha bloccato l'Acireale che solo una settimana prima aveva sconfitto la capolista), ma di cui ci auguriamo quantomeno che le asperità siano “democraticamente” equanimi anche nei confronti dei nostri avversari, in modo che a prevalere sia davvero la migliore.